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Testamento biologico

Giovedì 20 aprile 2017 la Camera dei Deputati ha approvato il testo unificato delle proposte di legge: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento più comunemente conosciuto come Testamento biologico.

Questi gli interventi che ho fatto in aula su un testo impegnativo e complesso, sul quale per circa un anno abbiamo lavorato in commissione e nel comitato ristretto, anche con il contributo di molti esperti che abbiamo ospitato in audizione.

E’ molto difficile restituire questa complessità e la delicatezza delle questioni affrontate, provo a farlo cercando di inquadrare il contesto nel quale si sono collocati i miei interventi e richiamando l’emendamento oggetto di discussione.

il percorso in aula:

Il 13 marzo arriva in Aula il testo (è un testo unificato  delle proposte di legge: Mantero ed altri; Locatelli ed altri; Murer ed altri; Roccella ed altri; Nicchi ed altri; Binetti ed altri; Carloni ed altri; Miotto ed altri; Nizzi ed altri; Fucci ed altri; Calabrò e Binetti; Brignone ed altri; Iori ed altri; Marzano; Marazziti ed altri; Silvia Giordano ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (A.C. 1142129814322229226429963391356135843586359635993630372337303970-A).

Questo è l’intervento svolto in discussione generale.

qui potete leggere il testo completo del mio intervento

Nella seduta del 4 aprile, durante la discussione sull’art. 1, comma 1 si sviluppa una polemica per la sostituzione del termine “vita” con “diritto alla vita, alla salute e alla dignità”.

Em Mantero 1.49 (riformulato), approvato dall’aula:

Al comma 1, sostituire le parole:la vita e la salute con le seguenti:il diritto alla vita, alla salute e alla dignità.

Intervengo per respingere ogni strumentalizzazione

Nella seduta del 5 aprile intervengo per sostenere la contrarietà all’emendamento 1.364 Marazziti (Respinto dall’aula)

Em Marazziti 1.364

Al comma 5, sopprimere il secondo periodo.

Conseguentemente, all’articolo 3, comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: il consenso o il rifiuto fino alla fine del periodo con le seguenti:il rifiuto rispetto a interventi diagnostici o terapeutici e a singoli trattamenti sanitari che si configurino inutili, troppo gravosi o sproporzionati, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.

perché avrebbe comportato la riduzione dell’ambito di applicazione della,legge ai soli casi di accanimento terapeutico, che è già vietato.

ecco il testo del mio intervento

Il 19 aprile intervengo per sostenere la contrarietà all’emendamento 1.341 Gigli che tendeva ad introdurre una sorta di “obiezione di coscienza” per le strutture sanitarie private:

Em 1.341 Gigli:

Al comma 10, aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Le istituzioni sanitarie private possono chiedere alla autorità sanitarie regionali di essere esonerate da applicazioni non rispondenti alla carta dei valori su cui fondano i propri servizi. La richiesta di esonero non può comportare modifiche penalizzanti dei rapporti che le legano al Servizio sanitario nazionale.

Emendamento respinto. sarebbe stato un inedito….

qui il testo del mio intervento

Nella seduta del 19 aprile intervengo anche per sostenere la bocciatura dell’emendamento Palmieri n. 2.30 con il quale tendeva ad indebolire il principio di autodeterminazione della persona

Em Palmieri 2.30:

Al comma 4, sostituire la parola: disposizioni con la seguente: dichiarazioni.

Conseguentemente:

all’articolo 3:

al comma 2, terzo periodo, sostituire la parola: disponente con la seguente: dichiarante;

al comma 3, sostituire la parola: disponente con la seguente: dichiarante;

al comma 4, primo periodo, sostituire la parola: disponente con la seguente: dichiarante;

alla rubrica, sostituire la parola: disposizioni con la seguente: dichiarazioni;

all’articolo 5, comma 1, sostituire la parola: disponente con la seguente: dichiarante;

al titolo, sostituire la parola: disposizioni con la seguente: dichiarazione.

qui le mie precisazioni sulla scelta del termine “disposizioni”

nella seduta del 19 aprile si sviluppa una discussione del tutto strumentale sulla questione che riguarda il momento nel quale la DAT viene presa in considerazione dal Medico. intervengo per sostenere la contrarietà all’emendamento 3.33 Palmieri

Em Palmieri 3.33:

Al comma 1, dopo il primo periodo aggiungere il seguente: Le dichiarazioni anticipate di trattamento si applicano dal momento in cui è accertato che l’incapacità di intendere e di volere del paziente abbia carattere di irreversibilità.

questo il mio intervento

infine nella seduta del 20 aprile intervengo per dichiarazione di voto sull’art. 3 che introduce nel nostro ordinamento la DAT – disposizione anticipata di trattamento

qui potete leggere il testo della dichiarazione di voto

al termine dei nostri lavoro  questo è il testo approvato e che passa adesso al Senato

per chi volesse avere un quadro più completo consiglio la lettura del dossier predisposto dal nostro gruppo.

infine se avete voglia di immergervi nei resoconti per leggere lo svolgimento dell’intera discussione vi consiglio di seguire il lavoro in assemblea attraverso questo link

Liste di attesa e attività intramoenia

Intervento in aula su mozione riguardante fenomeno liste d’attesa e relazione con attività intramoenia

La percezione del cattivo funzionamento del sistema sanitario passa indiscutibilmente attraverso le liste di attesa.

La lista di attesa viene vissuta come una ingiustizia se, pagando la prestazione, lo stesso medico con le stesse attrezzature eroga le prestazioni in tempi rapidi in regime di intramoenia – rispetto alla corsia istituzionale. Dico, una ingiustizia perché quando si sta male é difficile sopportare anche le prudenti scale di prioritá che le Regioni più efficienti, riescono a garantire.

Ma è bene essere chiari.

Le liste d’attesa non sono attribuibili all’attività intramoenia.

Sbaglieremmo se continuassimo a cedere a questa errata semplificazione.  Anzi, si è diffuso il ricorso all’acquisto di prestazioni assicurate dai medici in intramoenia per abbattere, almeno in parte, le liste d’attesa. Per affrontare questo problema già il Patto per la salute ha fissato impegni precisi che le Regioni con l’aiuto di  Agenas devono attuare anche in applicazione del  Piano Nazionale sul contenimento delle liste d’attesa.

Non è un tema nuovo, tant’è vero che numerose regioni hanno già sperimentato innovazioni organizzative per affrontare questo problema, ma le buone pratiche più recentemente messe in campo ad esempio dalla regione Emilia Romagna, meritano di essere indicate come esempio concreto, possibile di una inversione di rotta .

In questi giorni anche la Regione Lazio ha presentato un analogo Piano. So che spesso si afferma che in parte le liste di attesa sono un dato ineludibile per la semplice ragione che la domanda di prestazioni è tendenzialmente infinita a fronte di risorse limitate, ma cambiare si può!

In 15 mesi, dal primo settembre  2015 a novembre 2016 la Regione Emilia Romagna ha  garantito su 2,7 milioni di prenotazioni riguardanti le prime visite ed  esami diagnostico strumentali, il rispetto nella misura del  95% dei tempi previsti dal Piano nazionale sul contenimento delle liste di attesa, di 30 o 60 giorni in relazione alla classe di priorità prevista. Si può realizzare il contenimento delle liste di attesa attraverso una riprogrammazione dei servizi, correlate innovazioni organizzative, un più attento monitoraggio ed un severo controllo dei risultati. Così è stato possibile ad esempio che per una visita ginecologica che nel 2015 solo nel 46% dei casi era garantita entro la classe di priorità prevista, nel 2016 viene garantita nel 100% dei casi entro i tempi previsti.

In attuazione del Piano Nazionale la Regione ha fissato impegni precisi per rispettare il tempo di attesa di 24 ore per le urgenze, 7 giorni per le urgenze differibili, 30 e 60 giorni rispettivamente per visite ed esami programmabili.

Molte Regioni, a dire il vero, tutte, erano tenute a predisporre il piano in attuazione di quello nazionale, ma sono indispensabili alcune condizioni perché trovi compiuta attuazione. La prima è rappresentata dalla applicazione di compiuti percorsi per l’appropriatezza delle prestazioni e la seconda  è rappresentata dalla presenza di organici del personale commisurati all’effettivo fabbisogno. Se per l’appropriatezza il recente decreto ministeriale sui nuovi LEA ha contribuito a fornire un valido strumento di supporto all’impegno dei professionisti, dirigenti medici e sanitari, resta aperta la questione dell’adeguamento degli organici.

Cresce il bisogno di salute, aumentano le necessità di appropriate terapie, ma negli anni che abbiamo alle spalle sono diminuiti di alcune migliaia i medici in servizio.

Giustamente vogliamo ridurre i posti letto ma ciò si realizza aumentando l’efficienza nella gestione dei ricoveri, con l’incremento del tasso di occupazione dei posti letto e la riduzione della durata della degenza. I ricoveri in degenza ordinaria in parte vengono commutati in day Hospital, e molti interventi in day hospital diventano prestazioni ambulatoriali.

I ricoveri in strutture per acuti vengono abbreviati ma in corrispondenza devono essere previste strutture intermedie prima di procedere alla dimissione che talvolta necessita di un percorso protetto a domicilio.

Sempre più la efficiente infrastrutturazione del territorio si dimostra decisiva per produrre salute: tutto ciò è possibile se affrontiamo con decisione la questione della rimozione – ancora timida – del blocco del turn-over, se stabilizziamo i precari recuperando i ritardi accumulati, se rimuoviamo i vincoli che rendono praticamente impossibile la mobilità volontaria.

Sono provvedimenti attesi da tempo, almeno dal 2010 e che avranno concrete possibilità di attuazione se porremo fine alla stagione del sottofinanziamento della sanità, iniziato con la grande crisi che ha attraversato anche il nostro sistema di welfare, nonostante gli sforzi fatti dal Governo ogni anno di non arretrare in valore assoluto rispetto al fondo sanitario consolidato nell’esercizio precedente.

Questo, il percorso per contenere le liste d’attesa.

Ma l’intramoenia va bene com’è?  Certamente No!

Il ricorso all’intramoenia dovrebbe corrispondere alla libera scelta del cittadino di farsi curare da un determinato medico con il quale attiva una relazione di cura. Non è la scorciatoia per evitare le carenze organizzative dei servizi resi nell’ambito dell’attività istituzionale e tanto meno può diventare la via obbligata per ottenere la prestazione in tempi rapidi. Purtroppo però sappiamo che una recente ricerca del Censis afferma che due terzi degli Italiani si rivolgono all’intramoenia per evitare le liste di attesa: è una distorsione che ci trasciniamo da oltre 10 anni a causa della inerzia delle Regioni nell’attuazione delle riforme che si sono succedute.

La prima riforma risale al 1999 e nasce perché c’era confusione fra attivitá pubblica e privata, segnata da un palese conflitto di interessi dei professionisti con l’Azienda.

Spiace introdurre un elemento che può apparire polemico nei confronti di un livello istituzionale equiordinato. Cosí non é! E’ un rilievo che nasce dalla constatazione che le norme tese a superare l’opacitá in cui era caduta l’attivitá intramoenia, ci sono nell’ordinamento – anche troppe -, ma su richieste di varia provenienza, ripetutamente con il decreto ‘1000 proroghe’ ne é stato disposto il rinvio dell’entrata in vigore, fino alla  più recente riforma introdotta con l’art. 2 del cosiddetto decreto Balduzzi, n. 158 del 2012 che innova la precedente legge 120/2007, e che ha delineato una serie di adempimenti che sono oggetto di monitoraggio mediante una relazione annuale del Ministro della Salute.

La relazione presentata al Parlamento nel 2016 e relativa al 2014, traccia un quadro di gravi ritardi nell’attuazione della riforma in più di metá delle regioni italiane.

Alla data della relazione nessuna Regione risulta adempiente su tutti gli indicatori individuati.

Preoccupa che ben 10 Regioni abbiano autorizzato il programma sperimentale presso gli studi dei professionisti, che devono essere collegati in rete con l’Azienda Sanitaria: siamo certi che non fossero reperibili spazi vuoti nell’Azienda?

Preoccupa che solo 13 Regioni abbiano emanato le linee guida per il controllo sui volumi di attività in libera professione che non possono superare l’attività istituzionale.

Preoccupa che solo 10 Regioni si siano dotate della infrastruttura di rete per il collegamento in rete e voce fra gli studi privati e l’Azienda per le prenotazioni, per tracciare il numero dei pazienti visitati ed i pagamenti delle tariffe che peraltro sono fissate in modo trasparente e sottratte alla discrezionalità del singolo professionista.

Preoccupa che nel 2014 due regioni acquisiscano ancora le prenotazioni su registro cartaceo detenuto dal singolo medico nella misura che va dal 50% all’80% dei professionisti, mentre altre tre regioni – Emilia Romagna, Toscana e Veneto – registrano su cartaceo da 0 allo 0,1% dei professionisti che dal 99,99 al 100% si affidano all’agenda del CUP.

Applicare la riforma equivale a realizzare trasparenza, contribuisce a rimuovere le differenze di opportunità di accesso ai servizi sanitari, significa creare Uguaglianza.

Su questo incalziamo il Governo convinti che marciamo nella stessa direzione. Accettiamo le riformulazioni proposte e voteremo le mozioni analoghe a quella del Partito Democratico. Voteremo contro il quarto punto del dispositivo della mozione presentata dalla Lega Nord perché rappresenta un ritorno al passato contraddistinto dal conflitto d’interessi fra attività privata ed istituzionale.

(se volete approfondire le mozioni discusse oggi in materia di liste d’attesa per le prestazioni del Servizio sanitario nazionale ed esercizio della libera professione intramoenia potete cliccare qui)

Decreto nuovi LEA in GU

Il 18 marzo è finalmente stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto che prevede la “Definizione e aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza ” i cd LEA.

qui potete trovare il testo completo ed ufficiale

 

I farmaci contro l’Epatite C

Oggi alla Camera dei Deputati abbiamo svolto l’ interrogazione 3-02878 riguardante lo “Stato della trattativa per l’impiego dei nuovi farmaci contro l’epatite C e tempi di applicazione del piano di eradicazione di tale malattia”

ecco il video della illustrazione da parte della collega On. Donata Lenzi:

questa è la risposta della Ministra Lorenzin:

e questa la mia replica:

qui potete leggere anche il  RESOCONTO STENOGRAFICO 3-02878

e questa è la sintesi che hanno pubblicato le agenzie:

FARMACI: LENZI-MIOTTO (PD), BENE RINEGOZIAZIONE PREZZI ANTI-EPATITE C =

Le deputate, andare a gara aperta senza secretazione Roma, 15 mar. (AdnKronos Salute) – “Il ministro Lorenzin ha assicurato che è in corso la rinegoziazione tra Aifa e case farmaceutiche per l’impiego dei nuovi farmaci contro l’epatite C. Siamo molto soddisfatte, visti i prezzi proibitivi che hanno indotto molti pazienti a recarsi all’estero per ottenere i medicinali prodotti in alcuni Paesi attorno ad un costo di 600 euro. Siamo anche preoccupate perché la rinegoziazione deve avvenire intorno a questo prezzo, mentre abbiamo letto sulla stampa cifre ben più elevate (7 mila euro) che non avrebbero ragion d’essere”. Così Donata Lenzi e Margherita MIOTTO, deputate del Pd. “Con i nuovi criteri indicati dall’Agenzia quasi tutti i malati, anche i tanti asintomatici, potrebbero essere curati – osservano – mentre in base al vecchio accordo siglato con Gilead e altre aziende fornitrici dall’allora direttore Pani è stato possibile trattare solo 65 mila pazienti affetti da epatite C, scelti in base a condizioni di gravità, a un costo medio di circa 14 mila euro a paziente, che aveva impedito l’allargamento della platea. Basti pensare che, se il costo per il primo paziente trattato si aggirava intorno a 40 mila euro, il cinquantamillesimo paziente è costato circa 3.400 euro; i costi fissi sono così ampiamente ammortizzati e pertanto la base di trattativa più ragionevole secondo noi è di 3400 euro”. “A tutt’oggi proseguono i negoziati con le aziende farmaceutiche per la determinazione del prezzo di acquisto a carico del Servizio sanitario nazionale. Noi crediamo che a questo punto si possa andare a una gara aperta, senza nessuna secretazione – concludono – per garantire prezzi più convenienti e cure adeguate per i malati”. (Fli/Adnkronos) ISSN 2465 – 1222 15-MAR-17 17:27 NNNN

 

 

Testamento biologico: il mio intervento

Oggi si è aperta in Aula alla Camera dei Deputati la discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge: MANTERO ed altri; LOCATELLI ed altri; MURER ed altri; ROCCELLA ed altri; NICCHI ed altri; BINETTI ed altri; CARLONI ed altri; MIOTTO ed altri; NIZZI ed altri; FUCCI ed altri; CALABRO’ e BINETTI; BRIGNONE ed altri; IORI ed altri; MARZANO; MARAZZITI ed altri; SILVIA GIORDANO ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

E’ uno dei temi più delicati di cui un Parlamento di possa occupare.

Questo il video del mio intervento,  allego anche il testo completo dell’intervento:

ecco il testo completo dell’intervento:

Testamento biologico interv. aula 13.3.2017

qui trovate il dossier che illustra i contenuti della legge approdata oggi in aula

 

Dj Fabo: non confondere biotestamento ed eutanasia

La decisione dolorosa del dj Fabo di recarsi in Svizzera per mettere fine alla propria vita con una iniezione dall’esito letale, ha scatenato in queste ore una serie di dichiarazioni che in larga parte lamentano l’assenza in Italia di una norma che legittimi l’eutanasia e che auspicano la rapida approvazione della legge che approderà in aula il 6 marzo prossimo sul cosiddetto biotestamento.

Per non alimentare inutili polemiche o false aspettative è bene precisare che in commissione abbiamo accantonato alcuni mesi fa la discussione sulla legalizzazione dell’eutanasia ed abbiamo invece avviato la discussione, ora arrivata al testo per l’aula, sul consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento.
Se questa legge fosse già entrata nell’ordinamento italiano, non si sarebbe potuto effettuare qui il trattamento eutanasico effettuato in Svizzera che si configura come aiuto al suicidio, punito dal Codice penale.
Ho ritenuto perciò di scrivere il Comunicato che segue:

Dj Fabo: Miotto, non confondere biotestamento ed eutanasia (ANSA) 

ROMA, 27 FEB-

“Guardo con rispetto ed umana comprensione la vicenda del Dj Fabo, ma è opportuno evitare confusione e scorciatoie: la legge che ci apprestiamo ad esaminare in aula non modifica gli articoli del codice penale 579 e 580 che trattano dell’omicidio del consenziente e dell’istigazione o aiuto al suicidio. Pertanto con l’approvazione della legge elaborata dalla commissione Affari sociali non sarebbe introdotta in Italia l’eutanasia.

Sarebbe bensì consentito di poter rifiutare o interrompere i trattamenti sanitari e sarebbe consentito di poter disporre, con le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, di far valere queste volontà solo qualora subentrassero condizioni di incapacità di intendere e volere”.

Lo dichiara la deputata del PD Margherita Miotto. (ANSA).

Il testo approvato dalla commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati e inviato alle competenti commissioni per l’espressione dei pareri prima dell’arrivo in Aula lo potete leggere qui: testo-per-i-pareri

Dopo di Noi: finalmente in GU

arriva finalmente in Gazzetta Ufficiale il Decreto sul Dopo di Noi

potete leggerlo qui: decreto-dopo-di-noi

gu-prima-pagina-dopodinoi

“Dopo di noi” ecco il Decreto attuativo

Ecco il decreto attuativo della legge sul “Dopo di noi” con il riparto di fondi per il 2016.

Il decreto passa ora al parere delle commissioni competenti di Camera e Senato ed entro 30 giorni sarà definitivamente approvato.

il testo del decreto-attuativo-dopo-di-noi

qui un video che riassume i contenuti della legge

La Legge su “Dopo Di Noi”: le risposte alle critiche infondate del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle afferma che  “sono beneficiari della nuova legge solo 150.000 sui circa 2.000.000 disabili che ancora vivono in famiglia”.

E’  il primo errore dei 5 stelle.

La legge si rivolge a tutte le persone con disabilità grave che sono a rischio di istituzionalizzazione. Non riguarda le persone diventate disabili per naturale invecchiamento, per le quali sono previsti altri servizi.

Il dato dei 150.000 deriva da una stima di coloro che potranno negli anni prossimi avere teoricamente la necessità di accedere ad una soluzione abitativa protetta per evitare il ricovero in Istituto.

Sono persone che vivono in famiglia con genitori ultra sessantacinquenni o che vivono soli e sono privi di genitori, ma che si avvalgono di altri supporti.

Non è ipotizzabile che simultaneamente vengano meno i supporti familiari per tutti i 150.000 disabili nello stesso momento; mentre fin d’ora sarà necessario procedere con la predisposizione di un progetto di vita per far fronte ad eventuali esigenze assistenziali che si dovessero presentare.  A conferma che la platea è solo teorica,  è opportuno tenere conto che attualmente il numero dei ricoverati negli istituti è di circa 32.000.

Attenzione: non sono 32.000 ogni anno che entrano in istituto, ma è il dato consolidato di ricoveri avvenuti in anni pregressi.

I 5 Stelle sostengono che “ai 150.000 disabili  sarebbe destinato un fondo di 90 milioni di cui il 40% andrà agli intermediari privati di servizi – assicurazioni e fondazioni che istituiscono trust. Aggiungono che  se tutti i 150.000 chiedessero di accedere ai servizi pubblici ci sarebbero 30 euro a persona”.

Secondo errore dei pentastellati.

Il Finanziamento previsto dalla legge non è ‘una tantum’, ma è un fondo di 90 milioni a partire dal 2016, collegato agli “obiettivi di servizio” cioè le tappe annuali di graduale costruzione del Livello Essenziale della Prestazione (LEP), quale diritto universale di accesso ai servizi per le persona con disabilità grave.

Lo Stato assume la responsabilità pubblica per il ‘dopo di noi’ e stanzia 270 milioni nel primo triennio.
E’ una palese manipolazione parlare di 30 euro a persona perché presuppone che nel 2016 vengano meno simultaneamente i supporti familiari di 150.000 disabili!

La stima invece è di poche migliaia di unità.

Per quanto riguarda l’ammontare del fondo stanziato è doveroso precisare che a partire dal  2017 una parte del fondo sarà destinato a coprire il mancato introito dell’Erario per le agevolazioni fiscali riconosciute alle famiglie che stipulano una polizza di assicurazione o costituiscono un trust. Nel caso della polizza, il beneficio fiscale per la famiglia è di 44 euro annue, mentre per la famiglia che costituisce un trust è di qualche centinaio di euro: tecnicamente la copertura è prevista nella legge ipotizzando che tutti i 150.000 stipulino una polizza di assicurazione e che l’1%  di essi costituisca un trust: sono ipotesi che non si realizzeranno, perciò abbiamo previsto nella legge (art. 9, co. 2) che  le somme liberate da tale “prenotazione” saranno destinate a finanziare gli interventi pubblici.

Perciò,  nessun favore agli intermediari, ma modestissime agevolazioni fiscali alle famiglie allo scopo di ricondurre legittime scelte individuali ad un progetto solidaristico e comunitario che si integra con gli interventi finanziati dal fondo pubblico.

Aggiungono ancora i 5 Stelle che “viene aumentata la forbice e la discriminazione tra famiglie povere e famiglie che godono di buona situazione economica. Per accedere al beneficio delle polizze bisogna avere un reddito superiore a 20.000 euro, il beneficio per il trust è consentito soltanto a chi ha reddito superiore a 1.500.000 euro e le persone che lo potranno scegliere sono 1430”.

Terzo errore di chi cerca di contrastare la legge con argomenti inconsistenti.

Nella realtà solo con la legge si evitano le differenze fra i benestanti che possono disporre di ricchi patrimoni per i propri figli ed i poveri che hanno la sola prospettiva del ricovero in istituto.

Con la legge riduciamo le differenze ed a tutti garantiamo il diritto a vivere con “chi vuole e dove vuole”.

Migliaia di famiglie vivono con angoscia la prospettiva di un futuro incerto per i propri figli con disabilità, ma con questa legge troveranno sostegno tutte le iniziative che già i genitori hanno talvolta cercato di realizzare con risorse proprie e talaltra hanno progettato chiedendo il sostegno pubblico che finalmente con la nuova legge sarà possibile.

La legge non impone alcuna delle soglie sopra descritte (20.000, 1.500.000, 1430) che rappresentano solo le stime utilizzate dalla  Ragioneria Generale dello Stato ai fini delle coperture.

 Il Movimento 5 Stelle afferma che  valuta sempre “il merito” delle leggi da votare.

Constato che in questo caso il “merito” avrebbe meritato un voto unanime del Parlamento soprattutto perché le ragioni del dissenso sono palesemente insussistenti.

Poiché le critiche rivolte alla legge sono infondate i 5 Stelle si sono resi responsabili di una grave strumentalizzazione delle persone disabili e ciò è particolarmente inaccettabile.

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il “Dopodinoi” è finalmente legge!

ecco il mio intervento in aula oggi per dichiarazione di voto a nome del Gruppo PD:

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