margheritamiotto

con la testa e con il cuore

Archivio per la categoria “sociale e sanità”

il testamento biologico è legge!

è stato un lungo percorso che in parte ho cercato di raccontarvi qui:

Testamento biologico

oggi con il voto del Senato è diventato finalmente legge.

potete rivedere la fase delle dichiarazioni di voto al Senato qui

ecco infine il testo legge approvato

e qui la illustrazione del testo  preparata dal Gruppo PD

testamento-biologico

PASSO DECISIVO PER L’USO MEDICO DELLA CANNABIS

Oggi, da relatrice in Commissione Affari Sociali, ho proposto il parere favorevole al decreto fiscale che andrà in Aula Lunedì 27 Novembre p.v..
E’ stato approvato a maggioranza.
Nel decreto è contenuta gran parte della legge approvata alla Camera il 19 ottobre scorso, sull’uso medico della cannabis.
Le norme contenute nel decreto, destinato a diventare legge entro una settimana, in particolare, prevedono:

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Uso medico della cannabis: grande risultato per i malati italiani.

Con gli emendamenti approvati oggi al Senato in commissione vengono introdotte nuove norme per regolamentare l’uso medico della cannabis.

Ciò avviene estrapolando le parti più significative della legge recentemente approvata dalla Camera, fatte confluire nel decreto fiscale, in fase di conversione.

Con successo coroniamo il lavoro di un paio di anni che, nonostante pregiudizi e fughe in avanti, consegna al paese alcune norme che sono attese da tempo da centinaia di persone malate che trovano nell’uso della cannabis, sotto prescrizione medica, una terapia efficace contro il dolore.

Le innovazioni che entreranno in vigore a breve, con la conversione del decreto fiscale adeguatamente coperto con 2.300.000 euro, consentiranno non solo di dare continuità al progetto pilota avviato nel 2014 con l’Istituto farmaceutico militare di Firenze per la coltivazione e la trasformazione della cannabis ad uso medico, ma anche potenziare l’attività per far fronte al fabbisogno nazionale e per condurre studi clinici per sperimentare nuovi impieghi della cannabis in patologie ancora prive di efficaci terapie, nonché sviluppare nuove preparazioni farmaceutiche per agevolare l’assunzione dei medicinali a base di cannabis da parte dei pazienti.

Sono inoltre richiamate le norme che consentono al ministero della Salute di ricorrere ad enti ed imprese per la coltivazione e trasformazione della cannabis, nonché all’importazione della cannabis da assegnare allo stabilimento militare per la trasformazione e distribuzione alla farmacie, al fine di soddisfare il fabbisogno eventualmente non coperto.

Sono altresì promosse le attività di formazione ed aggiornamento dei medici in coerenza con le attività formative previste dalla legge 38/2010 sulle cure palliative e terapia contro il dolore.

Ma la norma più qualificante riguarda la garanzia di equità nell’accesso ai trattamenti con cannabis per tutte le persone che ne hanno bisognonell’intero territorio nazionale, superando le differenziazioni esistenti fra le varie regioni, ponendo a carico del servizio Sanitario Nazionale l’onere per la somministrazione dei prodotti farmaceutici a base di cannabis per gli usi già riconosciuti dal ministero della Salute.

Un ottimo risultato che consente di superare le criticità esistenti sia nel disomogeneo accesso alle terapie ma anche nella difficoltà di reperire la cannabis ad uso medico presso le farmacie a causa dei limiti imposti dall’Olanda che finora esporta i prodotti e della limitata capacità produttiva finora sviluppata a Firenze.

Margherita MiottoSONY DSC

relatrice della legge alla Camera

trovate la notizia anche qui

Sanità a rischio nella Saccisica

Ho presentato oggi una interrogazione alla Ministra della Salute, insieme ai colleghi padovani deputati PD per sollevare la necessaria attenzione anche ministeriale sul grave rischio di indebolimento che sta subendo l’Ospedale di Piove di Sacco.
E’ paradossale che dopo pochi mesi dalla decisione della Giunta Regionale di Zaia di assicurare un servizio efficace nel punto nascite dotando la pediatria delle risorse professionali necessarie e dopo aver previsto nella legge regionale che ha riorganizzato le ULSS venete, la proroga della vigente programmazione fino al 31dicembre 2018, ora venga deciso di smantellare l’impianto programmatorio fondato sulla integrazione fra Piove di Sacco ed il Sant’Antonio, unico presidio di rete articolato su due sedi, di fatto sostituito con l’ipotesi di aggregazione di Piove di Sacco a Schiavonia.
Se venisse approvata questo orientamento per l’Ospedale di Piove di Sacco si aprirebbe una prospettiva di declassamento preoccupante che non può essere in alcun modo accettato.
La Pediatria non potrebbe più contare di una responsabilitá dipartimentale, ma anche Anatomia Patologica, il Laboratorio ed il Centro Trasusionale perderebbero ogni residua autonomia per essere confinate nel ruolo di attivitá decentrate dell’Ospedale di Schiavonia che come é noto dista da Piove di Sacco oltre 34km, più del doppio della distanza da Padova.
Si apre inoltre Continua a leggere…

Obbligo defibrillatori per attività sportive non agonistiche

Alcune persone mi hanno chiesto informazioni sull’obbligo di defibrillatori (e di personale formato per il loro uso) riguardante lo sport dilettantistico che ha avuto alcune proroghe ed è stato meglio definito solo con l’ultimo decreto di giugno.

Ho provato qui a ricostruire il quadro normativo Continua a leggere…

Cannabis terapeutica: facciamo chiarezza

Mi dispiace davvero constatare che una leggina che semplicemente tende a superare la differenze fra regioni e territori per l’accesso all’uso della cannabis terapeutica, diffuso soprattutto per le terapie contro il dolore e nel contrasto alle conseguenze dell’uso della chemioterapia, incontri difficoltà così rilevanti come quelle emerse in queste settimane e rimaste misteriosamente nascoste nei mesi precedenti.

La legge era calendarizzata per fine settembre, ma scopro che viene spostata al 31 ottobre, alla vigilia della sessione di bilancio che rende più difficile ogni iter parlamentare.

Con fatica si riesce ad anticiparla al 17 ottobre, nonostante il parere contrario di Alleanza Popolare (Lupi-Alfano); poi mi ritrovo con 380 emendamenti di cui oltre 300 prevalentemente ostruzionistici presentati dal gruppo politico a cui appartiene la Ministra Lorenzin che dovrebbe invece appoggiare l’iniziativa del Parlamento… ed ora arriva una relazione tecnica sulla quale il Ministero dell’economia e Finanze dà parere negativo per una serie di rilievi che io giudico insussistenti.

Mi spiego: si dice che un nuovo prodotto farmaceutico immesso sul mercato abbisogna di copertura (!) mentre quotidianamente in Gazzetta Ufficiale vengono autorizzati nuovi farmaci senza alcuna necessità di copertura aggiuntiva, perché sono a carico del fondo sanitario; si afferma che per il monitoraggio servono risorse aggiuntive ma si dimentica che da 20 anni esiste il monitoraggio sull’uso degli stupefacenti presso l’Istituto Superiore di Sanità e nessuna nuova molecola implica la necessità di aumentare l’organico; si afferma che l’applicazione dell’Iva al 5% comporterebbe un minor gettito mentre è l’aliquota applicata a tutti i farmaci e sarebbe singolare il ricorso ad una aliquota maggiorata, ed infine il Ministero della Difesa chiede fondi da investire nell’Istituto Farmaceutico di Firenze mentre la legge non istituisce un monopolio di Stato in questo campo, ma anzi prevede che qualora si renda necessario far fronte ad un fabbisogno non soddisfatto dal sito produttivo di Firenze si possa ricorrere a prodotti di importazione oppure autorizzare soggetti pubblici o privati in grado di produrre e trasformare la cannabis nel territorio italiano senza oneri a carico dello Stato.

Sto cercando in tutti i modi di far modificare la relazione tecnica che evito di aggettivare.

A presto per aggiornamenti ulteriori.

 

Specializzandi Area Medica: interrogazione

Al Ministro della salute – Per sapere – premesso che:

Il ritardo accumulato nella emanazione del bando di concorso per l’accesso ai corsi di specializzazione dei medici abilitati sta determinando grande preoccupazione ed alimenta la protesta sfociata già oggi nella manifestazione svoltasi davanti alla Camera dei Deputati e che sarà seguita da altra manifestazione annunciata per fine settembre.

Il ritardo nella pubblicazione del bando, conseguente ad una serie di problemi accumulatisi nelle scorse settimane, rischia di provocare un grave ritardo nell’inizio dei corsi e rende difficile la compatibilità con le scadenze previste dal calendario per l’ammissione ai corsi di formazione in Medicina Generale provocando una possibile perdita delle borse, già esigue, stanziate per i corsi 2016/2017.

Le questioni da affrontare, non risolte da anni riguardano il numero dei contratti troppo esiguo rispetto ai partecipanti previsti stimato in circa 1 a 3, la programmazione che dovrebbe essere raccordata ai fabbisogni reali,  le procedure di accreditamento delle sedi che ospitano i corsi e che ha già evidenziato circa il 10% di sedi inidonee ed il processo di allineamento della formazione dei medici di medicina Generale ai corsi universitari di specializzazione che tarda a decollare. Tuttavia ora incombe il rischio di far perdere ai giovani medici laureati da oltre un anno, altro tempo prezioso per potersi specializzare, per cui si rende indispensabile affrontare la questione con soluzioni che non possono essere procrastinate.

Ciò premesso, interroga il ministro della Salute

Per sapere quali urgenti iniziative intenda assumere per risolvere rapidamente le questioni che hanno determinato il ritardo nella pubblicazione del Bando per le Scuole di Specializzazione di Area Medica 2016/17.

FIRMATO:

MARGHERITA MIOTTO

DONATA LENZI

ZAIA fa marcia indietro su Ospedale di Comunità a PIOVE DI SACCO?

Sono passati cinque anni dall’approvazione del Piano socio-Sanitario regionale con il quale è stato avviato il processo di riorganizzazione della rete ospedaliera veneta che ha comportato la riconversione di oltre 1200 posti letto dei reparti per acuti in posti letto collocati in Ospedali di Comunità.
Si tratta di strutture sanitarie intermedie, distribuite sul territorio regionale secondo modalità che rendano accessibili questi servizi poiché si tratta di Livelli Essenziali di Assistenza: 20 posti letto erano stati programmati a Piove di Sacco, affidati alla gestione del CRAUP che da oltre un secolo gestisce strutture socio-sanitarie.
Sono state nel tempo modificate le caratteristiche di dette strutture, ma è stata continuamente rinviata nel tempo l’attivazione delle stesse, condizionando i programmi di investimento degli enti gestori.

Con la delibera 433 di poche settimane fa la Giunta Regionale da un lato sembra sbloccare l’attivazione degli Ospedali di Comunità, ma d’altro canto accentra decisioni in ordine alla revisione della programmazione esistente mettendo in discussione le scelte operate.

Da qui nasce la legittima preoccupazione degli Amministratori della Saccisica, perciò con i colleghi Naccarato e Camani ho presentato la interrogazione al ministro della Salute che segue:

Al Ministro della salute – Per sapere – premesso che:

Con decreto n. 70/2015 sono state emanate norme per orientare la riorganizzazione della rete ospedaliera prevedendo la copertura dei bisogni assistenziali con servizi che garantiscono la continuità assistenziale in ambito territoriale,

Fra le iniziative di continuità ospedale-territorio sono essenziali le strutture intermedie, strutture sanitarie a valenza territoriale di ricovero e di assistenza per pazienti dimessi da reparti per acuti, per i quali è necessario consolidare le condizioni fisiche, continuare il processo di recupero funzionale o accompagnare il paziente con fragilità individuale o sociale nella prima fase del post-ricovero. Una delle tipologie individuate è rappresentata dall’Ospedale di Comunità,

il Consiglio Regionale del Veneto con l.r. 23/2012 ha approvato il Piano Socio-Sanitario 2012-2016 individuando come obiettivo strategico regionale lo sviluppo dell’assistenza territoriale anche mediante gli Ospedali di Comunità, dopo una sperimentazione avviata nel 2004, prevedendo l’apertura di due Ospedali di Comunità di 20 e 40 posti letto, allocati dopo le procedure di selezione, presso il CRAUP di Piove di Sacco e la Casa di Riposo di Camposampiero, sulla base delle valutazioni operate in sede di Conferenza dei Sindaci, recepite nel Piano Aziendale dell’Azienda Sanitaria,

il piano di riorganizzazione Ospedaliera ha comportato la riduzione di oltre 1200 posti letto nei reparti per acuti prevedendone la riconversione in altrettanti posti letto nelle strutture intermedie,

Sono trascorsi  5 anni senza dare attuazione in Veneto alla predetta norma che anzi è stata sospesa nella attuazione nel mese di ottobre 2016,

con delibera 433/2017, la Giunta Regionale del Veneto ha modificato sia i profili assistenziali ed economici delle prestazioni mediche previste negli Ospedali di Comunità, sia i criteri per l’accreditamento,

la DGR 433 pone a carico degli enti gestori i costi per l’assistenza medica fissando la tariffa in euro 130/die, afferma la necessità di evitare la “frammentazione del sistema di cure mediche erogate all’interno delle strutture” e sostituisce la definizione “strutture di residenzialità extra-ospedaliera a carattere temporaneo” con “strutture di ricovero intermedio”, sottopone alla valutazione di un organo tecnico (CRITE) l’attualità della programmazione locale, prescindendo dalle autorizzazioni accordate, omettendo ogni riferimento al criterio della accessibilità all’Ospedale di Comunità da parte dei cittadini, ignorando di fatto l’orientamento dei Sindaci espresso in sede di valutazione sulla riorganizzazione ospedaliera,

in ordine all’ammontare delle tariffe, il Veneto prevede standard assistenziali pari a 264 minuti/die/paziente (secondo standard più elevato in Italia) mentre la tariffa è inferiore a quella di Marche, Lazio e Sardegna – che peraltro assicurano standard inferiori del 30% rispetto al Veneto,

le procedure introdotte e l’aggravamento dei costi tale da compromettere la sostenibilità finanziaria stanno preoccupando gli amministratori locali della Saccisica ove opera da oltre un secolo il CRAUP di Piove di Sacco, soprattutto per il fatto che l’apertura dell’Ospedale di Comunità a Piove di Sacco corrisponde ad un L.E.A. da garantire ai cittadini di quel territorio,

interrogano il Ministro della Salute per sapere:

se il Ministro sia al corrente di quanto sopraesposto,

se ritenga di dover intervenire al fine di far recuperare il grave ritardo nella realizzazione degli ospedali di comunità programmati in Veneto, per corrispondere ad esigenze effettive già rilevate in sede programmatoria, e che avevano già previsto la realizzazione di un Ospedale di Comunità a Piove di Sacco (PD),

se ritenga  di dover intervenire affinché il sistema tariffario individuato dalla Regione Veneto che appare troppo basso per garantire gli standard organizzativi prefissati, debba essere adeguato ai costi effettivi al fine di non compromettere, per mere esigenze di cassa, la qualità delle prestazioni assistenziali che sono LEA da garantire su tutto il territorio nazionale.

FIRMATO

Miotto

Naccarato

Camani

La rete dei registri dei tumori: conoscere per curare e prevenire

Abbiamo approvato oggi alla Camera una proposta di legge che istituisce la rete dei registri dei tumori in Italia.

il testo passa ora al Senato e lo trovate pubblicato qui

Per chi  è interessato ad approfondire l’argomento trova una scheda del gruppo Pd, sufficientemente esaustiva.

Nel corso del dibattito in aula ho svolto il seguente intervento (video e testo a seguire):

“Le malattie oncologiche, nonostante si sia ridotta la mortalità, rappresentano un aspetto rilevante nella domanda di assistenza cui il nostro sistema sanitario deve far fronte.

Per questo, particolarmente nell’ultimo decennio, abbiamo assistito ad un impegno delle istituzioni statali e regionali sul versante innanzitutto della programmazione, di grande rilievo.

Per affrontare innanzitutto la questione strategica della prevenzione, passando poi alla continuità di cura in fase diagnostica e terapeutica, compresa l’assistenza domiciliare e le cure palliative si è reso necessario predisporre un Piano Oncologico Nazionale allo scopo di offrire standard diagnostico e terapeutici sempre più elevati, riducendo nel contempo il divario esistente fra le diverse aree del paese.

La pianificazione nazionale si è avvalsa del lavoro di qualificati gruppi di lavoro che hanno prodotto documenti tecnici di indirizzo, l’ultimo relativo al periodo 2014-2016, con lo scopo di individuare priorità di azione ed obiettivi comuni nel rafforzamento dei compiti del ministero e delle Regioni, in particolare nella costituzione delle reti oncologiche regionali, nel buon uso delle risorse in oncologia e nel ricorso all’HTA Health technology assessment.

Questi tre obiettivi sono stati fatti propri dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, recepito dal Patto per la salute 2014-2016: in tali documenti è stato riconosciuto l’importanza fondamentale della genesi e fruizione della conoscenza e perciò è stata riconosciuta la INDISPENSABILE MESSA A REGIME di registri e sorveglianze come elementi infrastrutturali indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di salute.

In nessuna struttura ospedaliera italiana, pubblica o privata, c’era l’obbligo di archiviare i dati relativi alla diagnosi e alla cura dei tumori. Se si vuole sorvegliare l’andamento della patologia oncologica occorre invece  che qualcuno si assuma il compito di andare a ricercare attivamente le informazioni, le codifichi, le archivi e le renda disponibili per studi e ricerche.

I registri tumori italiani si sono assunti questo compito.

Sapere come sta una comunità, passare dalla statistica sanitaria alla epidemiologia consente di descrivere il profilo di salute di una popolazione ed è uno degli obiettivi che il progetto di legge in esame, si propone.

Elemento fondamentale di questa conoscenza sono i registri Tumori.

In Italia, i Registri Tumori (RT) sono nati su base volontaristica per iniziative spontanee di singoli clinici, epidemiologi, patologi o operatori della sanità pubblica che hanno inizialmente  costituito piccoli  nuclei di sorveglianza . Il registro dei tumori infantili del Piemonte è stato il primo registro ad essere costituito nel 1967; successivamente sono sorti i registri di Varese e Parma nel 1976. La loro attività ha ampiamente dimostrato l’utilità di un sistema di sorveglianza della malattia oncologica. Infatti, i Registri Tumori (RT) raccolgono, valutano, organizzano e archiviano in modo continuativo e sistematico le informazioni più importanti su tutti i casi di neoplasia e le relative variazioni territoriali e temporali attraverso misure di incidenza, sopravvivenza per le diverse neoplasie e mortalità, fornendo così un indicatore fondamentale della qualità dei servizi diagnostici e terapeutici nei diversi territori. Inoltre, fornendo dati di prevalenza a livello locale e stime di prevalenza a livello nazionale, i RT sono strumenti indispensabili per l’organizzazione e la valutazione dell’efficacia degli interventi di prevenzione primaria in aree o popolazione ad alto rischio e per indicare in modo dinamico quali aree della prevenzione primaria rafforzare.

Nel 2010 i RT presenti in Italia erano 29 e coprivano il 35% della popolazione italiana. Come riferisce il terzo rapporto AIRTUM pubblicato nel 2016, oggi siamo a 44 Registri accreditati che coprono il 57% del territorio (altri 16 sono in attività per una copertura virtuale che raggiunge il 74% della popolazione residente in Italia.

La percentuale di popolazione coperta è massima nel Nord-Est (69 per cento) e Nord-Ovest (55 per cento), intermedia al Sud (40 per cento) e minima al Centro (26 per cento). Le informazioni raccolte dai RT includono dati anagrafici e sanitari essenziali per lo studio dei percorsi diagnostico-terapeutici, la ricerca sulle cause del cancro, per la valutazione dei trattamenti più efficaci, per la progettazione di interventi di prevenzione e per la programmazione delle spese sanitarie.

L’esigenza di un sistema efficace di raccolta sistematica dei dati anagrafici, sanitari ed epidemiologici, finalizzato a registrare e caratterizzare tutti i casi di rischio per la salute, ovvero di una particolare malattia o di una condizione di salute rilevante in una popolazione definita, è stata raccolta dal legislatore con una norma considerata fondamentale per il riconoscimento dei registri tumori in Italia: si tratta dell’art. 12 del decreto legge 179/2012, che al  co. 10, contiene norme che istituiscono il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e i sistemi di sorveglianza nel settore sanitario (Registri di mortalità, di tumori, di altre patologie e di trattamenti) ai fini di “prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, programmazione sanitaria, verifica della qualità delle cure, valutazione dell’assistenza sanitaria e di ricerca scientifica in ambito medico, biomedico ed epidemiologico allo scopo di garantire un sistema attivo di raccolta sistematica di dati anagrafici, sanitari ed epidemiologici per registrare e caratterizzare tutti i casi di rischio per la salute, di una particolare malattia o di una condizione di salute rilevante in una popolazione definita”.

Il comma 11 del citato articolo 12 prevede l’adozione, su proposta del Ministro della salute, di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per istituire i sistemi di sorveglianza e i registri di mortalità, di tumori e di altre patologie, di trattamenti costituiti da trapianti di cellule e tessuti e trattamenti a base di medicinali per terapie avanzate o prodotti di ingegneria tessutale e di impianti protesici. Il comma 13 dello stesso articolo 12 dispone l’adozione di un Regolamento che individui i soggetti che possono avere accesso ai predetti registri, i dati che possono conoscere, nonché le misure per la custodia e la sicurezza dei dati, in conformità alle disposizioni di cui agli articoli 20, 22 e 154 in materia di protezione dei dati personali, del Codice in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs. 196/2003).

Il primo decreto il DPCM 3 marzo 2017, dopo 4 anni di attesa è stato approvato in via definitiva e pubblicato in Gazzetta Ufficiale  109 del 12.maggio 2017. Con esso si individuano e disciplinano i sistemi di sorveglianza ed i registri di mortalità, dei tumori e di altre patologie: 31 sistemi  di sorveglianza,  e 15 registri di patologia di rilevanza nazionale.

Ora siamo in attesa del regolamento che andrà sottoposto al parere del garante della Privacy che in sede di audizione ha già precisato come esso assuma un ruolo essenziale in quanto è tenuto a delineare le garanzie fondamentali per la protezione dei dati trattati nei registri. L’esame del garante sarà volto ad evidenziare i presupposti soggettivi ed oggettivi di legittimazione all’accesso ai registri, le categorie dei dati suscettibili di consultazione e le misure di sicurezza da adottare per scongiurare ogni tipo di trattamento illecito.

Come ben si comprende si tratta di un adempimento di grandissima importanza ai fini della effettiva entrata in vigore delle norme già previste dal dl 179/2012.

Con la presente proposta di legge creiamo la rete dei registri nazionale e regionali nonché dei sistemi di sorveglianza, completando quindi il disegno che già nel 2012 aveva preso avvio.

Come è evidente il percorso non sarà di breve durata, ma con la legge che ci apprestiamo a votare avremo dato un impulso decisivo per far sì che strumenti di conoscenza essenziali per la programmazione siano a disposizione di tutti, in primis del sistema sanitario, ma anche dei cittadini di questo paese che potranno finalmente sapere se le disuguaglianze di trattamento o di sopravvivenza siano o no state ridotte, se i programmi di screening sono efficaci, se chi vive vicino ad una discarica o sotto una linea elettrica ad alta tensione o lavora in una fabbrica insalubre, corre un rischio più alto di ammalarsi di tumore.

Per questo il fattore tempo è determinante e noi vorremmo, anche con questa iniziativa legislativa,  recuperare i ritardi del passato.”

Danneggiati da trasfusioni e vaccini: migliorare L. 210/92

Insieme ad alcuni colleghi ho depositato una proposta di legge che prevede alcune modifiche alla legge n. 210 del 1992, con la quale si riconosce ai soggetti che, a seguito di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati, hanno riportato danni irreversibili il diritto a percepire un indennizzo, vitalizio, da parte dello Stato.
Si tratta di modifiche richieste da varie associazioni di malati e che hanno già trovato riscontro nei progetti di legge presentati sia alla Camera che al Senato in questa legislatura, in particolare l’atto Camera n. 2268 della deputata Di Vita ed altri e l’atto Senato n. 2351 del senatore Maurizio Romani ed altri. In particolare, anche recentemente l’Associazione per malati emotrasfusi e vaccinati (AMEV) di Firenze ha sollecitato l’esame dei progetti di legge presentati che meritano la necessaria attenzione.
Le modifiche da apportare alla legge n. 210 del 1992 riguardano:

 

1) la necessità di prevedere la sussistenza di un danno psicologico per i familiari conviventi contemporaneamente all’accertata lesione fisica del soggetto danneggiato da vaccinazione in quanto la lesione alla salute provocata da una vaccinazione altera l’integrità psicologica dell’intero contesto familiare e pertanto l’ambito di applicazione della legge va esteso anche a tale fattispecie finora non accolta dal Ministero della salute e dalle competenti commissioni mediche (articolo 1 della presente proposta di legge);

2) la necessità di eliminare il termine di scadenza triennale previsto dalla legge e l’esigenza di ampliare il termine di trenta giorni per poter ricorrere avverso l’eventuale giudizio negativo delle commissioni mediche (articolo 2 della presente proposta di legge);

3) la necessità di uniformare la legge a quanto disposto con il parere del Consiglio di Stato n. 5/2012 del 9 gennaio 2012, il quale ha riconosciuto che «il Ministero ha solo il potere di valutare la fondatezza o meno delle censure rivolte dal ricorrente, limitando la propria cognizione ai punti e ai capi che sono coinvolti» e che «tenuto conto che il Ministero è privo del potere di sindacare la discrezionalità tecnica della Commissione in sede di erogazione dell’indennizzo, non si capisce come tale potere possa essergli concesso in sede di decisione del ricorso dell’interessato al di fuori dell’ambito da esso devoluto». Pertanto con la modifica proposta si prevede che il Ministero della salute si pronunci esclusivamente sul merito dei motivi oggetto del ricorso (articolo 3 della presente proposta di legge);

4) la necessità di correggere gli effetti della citata prassi ministeriale e, pertanto, di prevedere che venga liquidato quanto dovuto ai ricorrenti (articolo 4 della presente proposta di legge);

5) la necessità di riconoscere, in analogia con numerose pronunce, indennizzi differenziati in caso di pluralità di patologie manifestatesi a seguito della somministrazione di un farmaco (articolo 5 della presente proposta di legge).

ecco il testo: pdl 4473 Miotto e altri

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